Cronaca

Banda delle rapine in manette, le indagini: in carcere i detenuti avevano il cellulare

Le investigazioni hanno portato a scoprire che il figlio di uno degli arrestati, condannato per omicidio, continuava ad a comunicare con l'esterno

"Un ottimo risultato quello raggiunto, che ci dà forza nel pensiero che uniti si vince.Non disperdendo le forze ma anzi unendo l'azione di Procura, polizia e carabinieri e tutte si raggiungono risultati importanti" Così il procuratore capo facente funzioni Carlo Lasperanza ha commentato l'operazione congiunta di carabinieri e polizia di Stato che ieri ha portato all'arresto di sette persone accusate a vario titolo di rapina aggravata, estorsione, detenzione di armi e spaccio di droga, componenti di due distinti gruppi criminali pronti a colloborare e a scambiarsi manovalanza all'occorrenza.

Il gruppo in azione: il video delle rapine

Tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere ci sono Marco Ranieri, arrestato a dicembre scorso perché preparava insieme a Cristian Caloroso e a un altro complice una rapina alla Banca Popolare di Milano di Marino, e suo figlio Manuel, 24 anni. Il ragazzo si trovava già in carcere,  condannato nel 2015 per l'omicidio di Nicolas Adrian Giuroiu, rumeno ucciso a colpi di pistola a Borgo Sabotino e poi gettato in un pozzo di un'azienda di Cisterna. Responsabile dell'omicidio e già condannato anche il fratello di Manuel, Mirko, all'epoca addirittura minorenne. Neanche la detenzione ha però fermato i propositi criminali del gruppo.

Estorsione con la casa popolare

Nel corso delle indagini sulle rapine gli investigatori sono riusciti a scoprire infatti che Marco Ranieri e il figlio MIrko avevano frequenti contatti telefonici perché il ragazzo in carcere disponeva di un cellulare che utilizzava per comunicare con l'esterno. Un fenomeno grave sottolineato dallo stesso procuratore Lasperanza: "Si tratta di un fenomeno diffuso - ha spiegato - grazie al quale i detenuti non solo continuano a comunicare con l'esterno ma addirittura riescono ad impartire direttive. Si tratta di fatti gravi che purtroppo non configurano però un reato specifico ma solo un illecito". 


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